Odon SM

Andrea Benvenuti

Evidenze e competenze in fisioterapia

Nel mondo fisioterapico, basare la propria pratica sulle evidenze non necessariamente significa saper agire con competenza.

Tuttavia, non possiamo pensare di essere competenti, se la nostra pratica non è basata sulle evidenze.

Stiamo attraversando un momento storico molto particolare, che sta influenzando i nostri comportamenti e la nostra capacità di rapportarci con le persone.

La costrizione al mantenimento delle distanze, al distacco fisico e alla possibilità di colloquiare direttamente con le persone, ci sta allontanando l’uno dall’altro proprio nel momento in cui invece, avremmo maggior bisogno di un confronto.

E’ un momento pieno di incertezze, un momento in cui le sicurezze di oggi vengono smentite dai fatti di domani.

Ed è un momento in cui in troppi tendono ad attribuire ad altri (per quanto qualificati), sufficiente autorevolezza per indicarci la giusta strada.

Questo perché in un mondo così social, le informazioni arrivano nelle nostre case con estrema facilità.

E l’acquisizione di nuove nozioni, accresce in modo immotivato la percezione delle nostre competenze.

Ci crediamo più informati di quello che siamo in realtà e mettiamo in dubbio in modo scriteriato le competenze di chi invece, ha una formazione costruita su basi solide.

Dobbiamo fermarci a riflettere, ascoltare e filtrare le informazioni

La prima domanda che ci dobbiamo porre è:

qual è la fonte dell’informazione?

Perchè dobbiamo essere consapevoli che la stragrande maggioranza delle cose che leggiamo sui social sono:

  • di parte per motivi politici, economici o culturali
  • incomplete
  • scientificamente non provate
  • scritte da persone prive da qualsivoglia competenza
  • non basate su alcuna evidenza scientifica reale

…e potrei andare avanti a lungo.

Ma non è solo colpa dei social!

Il modo di fare formazione infatti, sta dando una bella mano a fare crescere la confusione, creando e certificando figure professionali non adeguate.

Pensateci un attimo e vi accorgerete che la formazione è diventata più che mai, un mercato.

Si va dai corsi di mental coach a pochi spiccioli alle lauree online rilasciate come se fossimo ad un distributore automatico.

Venghino signori venghino… e al grande mercato del certificato a pagamento potrete trovare:

  • laurea in fisioterapia
  • corsi di posturologia
  • laurea in psicologia
  • diplomi professionali in strenght and conditioning
  • e chi più ne ha più ne metta ovviamente, senza test di ingresso

Senza poi dimenticare le più attuali:

  • laurea in virologia e “vaccinologia” rilasciata dalla Facebook University
  • diploma in Scienze Motorie e Allenamento Fantasioso da Youtube College ecc.

Che tristezza!!!

Se ci pensate, siamo passati dai suggerimenti della nonna, alla disinformazione pilotata che sicuramente, produce più danni.

L’importanza dell’evidenza scientifica

Ecco perché in questo particolare scenario, è necessario che le persone a cui ci affidiamo, nel mondo fisioterapico come nell’ambito medico in generale, siano persone che operano tenendo conto delle prove di efficacia che la letteratura scientifica ci offre.

L’evidence based practice e l’evidence based medicine, sono modalità operative di imprescindibile importanza.

Ma tornando a parlare dell’ambito strettamente fisioterapico, anche su questo dobbiamo essere estremamente chiari.

Pensare che basare il proprio operato esclusivamente sul rigoroso rispetto delle evidenze scientifiche faccia di noi un professionista migliore, significa non avere compreso appieno la natura della nostra professione.

Dobbiamo essere in grado di sfruttare le evidenze per farle diventare le nostre competenze.

Ed è qui che si apre un’altra criticità perché nella ricerca spasmodica della scientificità, la moderna figura del fisioterapista rischia di veder diminuire la propria competenza.

Ci sono fisioterapisti che passano più tempo a dire ai colleghi che ciò che gli altri fanno non è basato sulle evidenze scientifiche, di quanto ne passino a dimostrare con le proprie competenze, che le evidenze emerse sono realmente efficaci.

E così facendo, si depersonalizzano, si allontanano dai pazienti e indirettamente, senza rendersene conto, perdono credibilità.

Nella nostra professione, se non utilizziamo ciò che è scientificamente provato per costruire una valutazione e un trattamento efficace, significa che non siamo ancora arrivati ad un livello di competenza coerente con il ruolo che ci siamo guadagnati.

Essere competenti significa essere connessi sia, al modo in cui controlliamo noi stessi sia, al modo in cui siamo in grado di gestire le relazioni con gli altri.

Il profondo significato di competenza

Questo, traslato nel ruolo del fisioterapista significa due cose:

  1. che possiamo essere a conoscenza delle evidenze più recenti ma, se non siamo in grado di applicarle nel modo corretto o ancor di più, se non siamo in grado confermare che ciò che abbiamo appreso dalla letteratura scientifica è realmente verificabile nella pratica quotidiana, abbiamo davanti una strada ancora molto lunga verso il traguardo della competenza.
  2. che dobbiamo mettere in conto che professionisti senza un sufficiente background formativo ma con una buona capacità empatica, sono potenzialmente in grado di ottenere ottimi risultati.

E’ chiaro che in nessuno dei due casi saremo di fronte ad un fisioterapista competente.

Non esistono i teorici della fisioterapia. Quelli dovrebbero fare un altro lavoro e smettere di ergersi al ruolo di formatori senza essersi mai messi alla prova con i risultati che si ottengono quotidianamente in studio.

Ma non dovrebbero nemmeno esistere pseudo-professionisti impreparati, per quanto persone empatiche, che altro non fanno che alimentare l’abusivismo

Dobbiamo pretendere la competenza basata sull’evidenza.

Dobbiamo essere certi che il professionista a cui ci rivolgiamo sia adeguatamente formato e in grado di comprendere la nostra situazione.

E come professionisti della salute, dobbiamo educare i pazienti ad una informazione corretta, e suffragata dalla scientificità necessaria, insegnando a dubitare non della comunità scientifica ma di chi, semina dubbi sulla credibilità della comunità scientifica a proprio uso e consumo.

Che sia un 2021, in cui possiamo davvero tornare a fidarci gli uni degli altri.