Odon SM

Martina Agarici


Postura, compensi, scoliosi.. ragioniamoci un pò...

Una delle lezioni più affascinanti a cui ho partecipato, in ambito di Rieducazione Posturale, è stata quella del fisioterapista Philippe Souchard, ideatore del metodo RPG(Rieducazione Posturale Globale), in cui spiegava che la scoliosi si struttura in modo tale da garantire la reazione antigravitaria, ed é da considerare come una deformazione quadridimensionale, dove la quarta dimensione è lo schiacciamento, inteso come compressione sull'asse verticale. Ritornerò tra poco a spiegare in termini più comprensibili questi due concetti e la loro utilità ai fini della valutazione e del trattamento della scoliosi.

E' di una straordinaria importanza, ai fini riabilitativi, considerare che tutti gli sforzi e le strategie che attua il nostro corpo, servono per rispondere ai bisogni primari di sopravvivenza e uno di questi è la motricità.

 Il sistema muscolo scheletrico cerca sempre di muoversi col minor sforzo possibile per economizzare il gesto, come una sorta di politica del "risparmio energetico". Dobbiamo poterci alzare e muovere nello spazio, con equilibrio e coordinazione, per soddisfare le nostre esigenze; per fare questo, la prima forza che dobbiamo contrastare è la forza di gravità. Perciò si sono sviluppate le curve della colonna: per alzarci in piedi e per rivolgere lo sguardo avanti. Anche in situazioni di dolore e di limitazione funzionale, il corpo cerca di ottenere il suo obiettivo: vincere la gravità e sostenere il peso della testa con lo sguardo orizzontale; per fare questo mette in atto dei compensi che sono necessari, ma anche possibile causa di problemi. E' molto interessante osservare la postura di un paziente con questo punto di vista, al fine di ricostruire le catene di compensi messi in atto involontariamente dal corpo, ed individuare le principali zone "responsabili" da cui partire con il trattamento.

Una volta risolto il dolore, non è automatico che il compenso sparisca, perchè il corpo si era abituato a quella postura. Per tale motivo tanti problemi non passano mai del tutto, o in alcune situazioni si ripresentano o provocano altri dolori. Occorre analizzare tutto il sistema, ogni compenso messo in atto, per risalire alle cause principali

Un esempio comune di come si può analizzare con questo punto di vista un atteggiamento di compenso in una situazione di dolore, è il classico "colpo della strega", in cui ci si ritrova inclinati da un lato come una "torre di Pisa" senza poter raddrizzare quel segmento lombare a causa del dolore. Per poter garantire la stazione eretta e potersi muovere nello spazio, il sistema neuro muscolare "riduce" la compressione su quel distretto inclinando dalla parte opposta quelli sopra, per potersi bilanciare in stazione eretta e tenere la testa dritta. Così è garantita la funzione con il minor dolore possibile. Anche se nei giorni, il dolore diminuisce fino a sparie, non è detto che automaticamente la schiena si raddrizzi e i compensi "spariscano". Questo succede perché il corpo si abitua alla nuova condizione e la "interpreta" come funzionale, utile e normale. 

Se non nell'immediato, può essere che col tempo i compensi provochino dei problemi, spesso lontani dalla zona primaria di dolore, perchè sono stati "utilizzati" in maniera eccessiva soprattutto i relativi muscoli antigravitari, che si presentano accorciati e perennemente contratti. Quindi bisogna rieducare il corpo a ritrovare la giusta "armonia" tra i vari distretti e l'equilibrio corretto attorno alla linea di gravità, che deve trovarsi entro un range specifico nelle varie articolazioni, dalla testa ai piedi. 

Questi compensi sono molto frequenti, possiamo metterli in atto involontariamente a seguito di traumi, anche di piccola intensità come una banale distorsione di caviglia, o microtraumi, dovuti anche al mantenimento di posizioni fisse scomode o per eseguire movimenti ripetitivi usuranti. Il nostro sistema muscolo-scheletrico può adattarsi anche per la presenza di dolori organici, basta pensare a quando abbiamo mal di pancia, che tendiamo a chiuderci e rannicchiarci per avere meno male. Un esempio che ci fece il Prof. Souchard fu quello di una ragazza con una scoliosi lombare, che si era strutturata a seguito di importanti problemi a carico del colon, che la ragazza aveva avuto anni prima. Avendo sofferto per molti anni, il suo corpo si era posizionato in modo tale da mettere meno pressione sulla zona del colon discendente dolorante, così da creare una zona scoliotica convessa dalla parte opposta. Durante delle manovre di "riequilibrio" della scoliosi, cioè di derotazione, inclinazione dalla parte opposta e decompressione, la ragazza aveva risentito "tirare" o comunque una sensazione di tensione e fastidio proprio in corrispondenza del colon discendente, la zona in cui aveva avuto male per anni. Questo è un ulteriore esempio interessante di come il corpo mette in "sordina" certi compensi, una volta abbassato il dolore e ripreso la funzione di una determinata zona problematica, fondamentalmente per risparmio energetico.

Ritornando all'argomento iniziale con cui ho aperto questa riflessione, questo ragionamento si può utilizzare perfettamente per interpretare e successivamente trattare, la scoliosi. L'esempio che abbiamo visto poco fa viene "classificato" come scoliosi secondaria, cioè antalgica, il cui scopo era "allontanarsi" da un dolore. Ma la scoliosi più comune, che trattiamo soprattutto negli adolescenti è la scoliosi idiopatica, cioè le cui cause sono sconosciute, in cui molto probabilmente c'è un'importante base genetica. Non conoscendo le cause è impossibile prevenire la sua comparsa, ma è necessario individuarla tempestivamente, cioè non appena inizia a manifestarsi, per dare il via ad  un percorso terapeutico multidisciplinare , il cui obiettivo principale è quello di rudurre il più possibile il peggioramento della scoliosi. Il team multidisciplinare a sostegno di un ragazzo/a con scoliosi deve comprendere più professionisti di settori diversi, che collaborano per progettare un percorso terapeutico, che prevede quasi sempre la fisioterapia, come rieducazione posturale. Spesso, però, è necessaria la fabbricazione di un bustino e fortunatamente, di rado,  si vede necessario l'intervento chirurgico. Trattare la scoliosi è fondamentale per ridurre il più possibile il peggioramento, inevitabile in parte fino alla fine della maturazione ossea, perciò è importante iniziare fin da subito e proseguire fino alla fine della crescita.


Ritornando brevemente ai concetti con cui ho iniziato questo articolo, vorrei soffermarmi sul ruolo della dimensione dello schiacciamento presente nella colonna vertebrale affetta da scoliosi, e sulla reazione antigravitaria. Sappiamo che nella curva primaria della scoliosi, i segmenti sono ruotati in un verso e inclinati in una direzione. Abbiamo visto che la colonna per garantire la reazione anitgravitaria, cioè stare dritta, mantenere il controllo della testa e permettere il movimento degli arti, deve attuare dei compensi. Essa li trova cercando l'estensione e creando a volte curve secondarie nella direzione opposta a quella primaria, o se non sono presenti vere e proprie curve scoliotiche strutturate, comunque i tratti sopra e sotto la scoliosi e i cingoli (scapole-spalle e bacino) cercheranno adattamenti. Se nella colonna c'è un forte aspetto di compressione verticale dei segmenti vertebrali, è fondamentale applicare delle tecniche in trazione, sempre nell'ambito di esercizi e posture attive

Una delle prime posture che si utilizzano, si esegue da sdraiati e prosegue nella direzione dell'estensione delle gambe, dove il Fisioterapista manualmente esegue delle trazioni e delle guide per "vincere" le componenti asimmetriche della scoliosi, che il paziente deve mantenere attivamente

E' fondamentale però far lavorare il corpo anche in posizioni più "funzionali", perché sappiamo che la scoliosi è una reazione alla forza di gravità. Perciò attraverso posture da seduto o in piedi,  si insegna al corpo a prendere consapevolezza della posizione "dritta" e simmetrica, contrastando le curve scoliotiche in maniera attiva, percependo e sentendo questi aggiustamenti in maniera precisa e selettiva. 

Alla luce di queste considerazioni, emerge spontaneo fare una piccola riflessione su una soluzione che frequentemente, anche se in maniera errata, viene ancora prescritta come trattamento e cioè il nuoto. Ormai da tempo si sa che non è un trattamento specifico per la scoliosi, anzi un recente studio di Zaina et al. del 2015 uscito in "The Journal of Pediatrics" conclude che benchè il nuoto sia considerato uno sport completo, non è raccomandato come approccio specifico per la scoliosi, e addirittura può avere un impatto negativo sulla schiena durante la crescita ed è associato ad una più alta prevalenza di mal di schiena delle femmine adolescenti.


In conclusione, vorrei lasciare come messaggio fondamentale, che il trattamento della scoliosi, ma in generale quello posturale, è altamente individuale, perchè la nostra postura attuale non è altro che la somma dei vari compensi che abbiamo instaurato negli anni, frutto di traumi, microtraumi, dolori, posizioni mantenute  e  gesti ripetitivi.  Non si possono seguire esercizi standard uguali per tutti, ma al contrario occorre riconoscere e insistere sulle limitazioni individuali per ottenere il miglior risultato possibile.